L’avventura produttiva di Cascina Gilli inizia nel 1983 con Gianni Vergnano, il quale ebbe l’intuizione di investire su questo territorio, credendo nelle potenzialità di un’area come quella di Castelnuovo Don Bosco per la sua unicità di contesto naturalistico e sito architettonico, rispetto non soltanto al Monferrato, ma all’intero panorama vitivinicolo del Piemonte.
Le prime bottiglie iniziarono ad essere messe in commercio nel 1985, meritando da subito l’inserimento insieme a poche centinaia di altri produttori, sul primo numero di “Vini d’Italia” del Gambero Rosso®.
Da quel momento l’azienda non ha smesso di credere nelle potenzialità dei vitigni autoctoni di queste colline, rimanendo coerente con la convinzione che ogni terroir debba esprimere la sua specifica vocazione e ogni viticoltore debba essere custode e innovatore delle tradizioni della sua terra.
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In questa breve sequenza sono raccolte alcune annotazioni di Gianni Vergnano nel racconto che ha consentito all’azienda di identificarsi tra le cantine più influenti legate alla valorizzazione di queste grandi varietà.

Freisa d’Asti
Cascina Gilli è da sempre convinta della forte identità del Freisa quale vitigno nobile e complesso da cui poter ottenere, con la giusta vinificazione ed il dovuto affinamento, un vino importante. Le convinzioni circa lo strettissimo legame di primo grado tra il Freisa ed il Nebbiolo, trovano conferma negli studi pubblicati nel 2002, annata in cui le uve di alcuni diversi cru della zona castelnovese (tra cui Cornareto di Cascina Gilli) sono state analizzate.
I risultati sono stati sorprendenti, hanno sottolineato da un lato l’eccezionale concentrazione di polifenoli, indice di vini di gran struttura e longevità, dall’altro la necessità di supportare la produzione con un’adeguata maturazione e accurata vinificazione, per ottenere vini di grande equilibrio ed eleganza.

Barbera
Vitigno diffuso in tutto il Piemonte e che trova nella provincia di Asti una delle sue massime espressioni. Nella zona di Castelnuovo era coltivata in modo marginale poichè la piovosità sino agli anni 90 era eccessiva per questo vitigno dalla buccia sottile. La riduzione delle precipitazioni di questi ultimi decenni, ha consentito alle colline di Castelnuovo di trasformarsi in un territorio eccezionale per questo tipo di vite.
L’evoluzione delle tecniche di vinificazione, il lavoro e la ricerca hanno consentito alla Barbera d’Asti di Cascina Gilli, di guadagnare da subito il favore della critica internazionale. Entrambe le referenze prodotte si distinguono per il loro distintivo ed intenso bouquet fruttato e la texture avvolgente, buona struttura, calore e delicati tannini, abbinati ad una piacevole freschezza legata alle caratteristiche del terreno.

Malvasia di Schierano
La Malvasia di Schierano, varietà autoctona di questo angolo di Piemonte, per Cascina Gilli racchiude in sé i segni distintivi di questo territorio oltre ad essere sinonimo di scoperta. La selezione varietale di questa tipologia, ne valorizza il peculiare carattere aromatico, più delicato rispetto alla Malvasia Nera Lunga, che negli uvaggi per la produzione della Malvasia di Castelnuovo Don Bosco tende a prevalere, data la sua maggiore intensità aromatica.
Negli anni, infatti, è stato portato avanti un importante progetto di collaborazione con la facoltà di Agraria dell’Università di Torino ed in particolare con la Prof.ssa Schneider ed il Prof. Mannini per l’identificazione dei cloni autentici della storica varietà Malvasia di Schierano. Altrettanto utili sono stati i confronti con i viticoltori castelnovesi per capire i segreti di questo territorio e di questi vini che solo il tempo e l’esperienza possono svelare.
La ricerca ha portato ad impianti di vigneti selezionati in campo atti a produrre uve di
qualità, con la cernita non dei cloni più produttivi, ma di quelli tratti da vigneti che nella
memoria dei produttori del luogo davano origine ai vini più interessanti.

Bonarda Piemontese
La Bonarda, coltivata su questi colli fin dal XIX secolo, era andata via via rarefacendosi a causa della sua elevata sensibilità alle avversità climatiche e fitopatologiche. Ma nei ricordi dei produttori locali rimaneva un vino molto amato, particolarmente longevo e ricco di profumi. Ecco perché è stato deciso di investire su questo vitigno autoctono Piemontese di cui siamo un po‘ innamorati, diffuso prima della fillossera e ora in via d’estinzione, per promuoverlo e preservarlo nella sua autenticità.
Le sue bellissime bacche sono di piccole dimensioni, ovali e molto pruinose, con colori blu quasi nero. Da questo vitigno nasce un vino delicato con un ampio bouquet di profumi che appaga il palato avvolgendolo delicatamente. Un grado alcolico non troppo elevato ed una moderata acidità permettono di raccogliere tutta l’armonia del frutto.

Nebbiolo
Da pochi anni l’azienda ha deciso di abbracciare una denominazione locale ed essere interprete di un altro vitigno che contribuisce a creare identità sul nostro territorio. Stiamo parlando del Nebbiolo, racchiuso nella specifica DOC Albugnano. Non molti sanno infatti che tra le molte espressioni della versatilità enologica del Monferrato, si ritrova anche la connessione storica alla produzione delle uve Nebbiolo, coltivate da secoli in questa piccola area limitrofa alla provincia di Torino. La denominazione nasce nel 1997 ed il disciplinare limita la zona di produzione nei comuni astigiani di Albugnano, Pino d’Asti, Castelnuovo don Bosco e Passerano Marmorito.
Siamo davanti ad un‘espressione del Nebbiolo differente. L’altitudine che possono raggiungere questi vigneti è particolarissima, oltre 500 m sul livello del mare, siamo nel lato più alto del Monferrato. Un Nebbiolo che si distingue da quello più strutturato della Langa e dall’austerità tipica del nord, trovando un interessante equilibrio espressivo.
I vigneti
L’azienda è collocata nel cuore dell’astigiano, su una dorsale di terra bianca. Si tratta di un suolo composto da marne argillose grigio azzurre, con una matrice calcarea, ideali per la viticultura, che danno origine a vini naturalmente ricchi di corpo e profumi, dalla grande identità territoriale.
Oltre ai vigneti che circondano la Cascina con esposizione a sud e sud-ovest, incluse vecchie vigne di Freisa che risalgono al 1948, il parco vitato include appezzamenti nella vicina collina di Schierano (comune di Passerano Marmorito). Cascina Gilli ha inoltre un suo vigneto d’elezione, un bricco dove i filari esposti a sud est, seguono il profilo della collina e incorniciano una Chiesa Romanica del XII secolo. Questo cru prende il nome dell’edificio religioso dedicato a Santa Maria di Cornareto, nel comune di Castelnuovo Don Bosco. Qui vengono prodotte le uve Freisa mature e concentrate, base per la Freisa Superiore.
Bricco Gilli
Cornareto
Schierano
La cantina

Rispettare ed esaltare la terra, attraverso una gestione agronomica attenta e scrupolosa, mettendo in pratica l’esperienza maturata negli anni; questi sono gli elementi fondamentali a cui ogni giorno l’azienda fa riferimento, per portare in cantina un prodotto di eccellenza.
Nella vinificazione non molto diversa è la visione del lavoro, lo scopo principale rimane sempre quello di esaltare e valorizzare tutto ciò che l’annata e il territorio sono stati capaci di esprimere, seguendo tecniche affinate nel tempo per estrarre il massimo dalle uve, raccolte manualmente attendendo la loro perfetta maturazione, limitando sensibilmente così l’utilizzo di solfiti.
La cantina moderna, ricavata nel rispetto delle esigenze funzionali senza intaccare l’incontaminato paesaggio circostante, è organizzata in un grande ambiente unico, dove si muovono le varie anime della produzione. Qui troviamo l’area di pigiatura delle uve, la diraspatura e la batteria dei vinificatori. Questi ultimi sono stati studiati e perfezionati nel tempo avvalendosi della collaborazione di artigiani locali, con soluzioni tecniche in grado di esaltare l’identità stilistica di ogni singolo prodotto. A queste si aggiungono le autoclavi necessarie per le rifermentazioni dei vini frizzanti.
Tra i vari accorgimenti nelle varie fasi di lavorazione, per la vinificazione della Freisa si continua a sviluppare la tecnica della svinacciolatura, per ottenere una maggior morbidezza senza compromettere i caratteri tipici di freschezza e longevità.Per la Malvasia, le lunghe macerazioni a freddo delle bucce, consentono di ottenere prodotti particolarmente strutturati e profumati, dalle tonalità di colore vive e intense.
L’affinamento pre-bottiglia, oltre che nelle classiche vasche di acciaio, viene condotto in parte negli storici contenitori in cemento, per consentire, in maggior misura alla Freisa, una maggior micro-ossigenazione. Negli anni è stata inoltre incrementata l’area dedicata alla maturazione in legno, composta da numerosi carati in rovere, il cui uso attento consente di non sopraffare gli aromi varietali, rispettando l’identità dei vini.
Il team
Partendo dal presupposto che il vino non può essere gesto d’autore, né mera intuizione di un singolo, Gianni Vergnano ha saputo nel tempo scegliere validi e appassionati collaboratori con i quali ha portato avanti un lavoro di ricerca, sperimentazione e confronto.
Il giovane figlio Paolo Vergnano, cogliendo la sfida e la visione di Gianni, è oggi alla guida del team.
Nel vigneto, da più di trent’anni, Giovanni Matteis sovrintende e cura la produzione delle uve. In cantina è affiancato dall’enologo Gianpiero Gerbi, che guida la sperimentazione e l’evoluzione del vino.
Alina Vergnano, artista di professione, cura il design delle etichette e gli eventi dal respiro artistico ed internazionale, da Goteborg, Svezia, città dove vive e lavora dal 2010.
Luisa Raffaelli, architetto e madre di Paolo e Alina, ha curato nel tempo la progettazione della cantina e il restauro dell’intera tenuta, valorizzando con gusto e rispetto la struttura e il linguaggio originari.
Ad affiancare Paolo nell’accoglienza e la commercializzazione c’è Katia Gazzola, appassionata sommelier, arriva da diverse esperienze nel campo dell’enoturismo e del marketing.





